Potremmo essere in giro a passeggiare in una
città qualunque, col caldo, mano nella mano e io dovrei accorgermi del
tuo sorriso triste e allora darti un bacio o prenderti il viso e farti
fare una smorfia che mimi la gioia. Sorrideresti e il mio desiderio di felicità per te sarebbe compiuto.
La verità è che i tuoi sorrisi tristi a me piacciono, perché a te
stanno bene, perché li sai trattare, li sai adoperare e mettere in fila
senza che rompano le righe. Se lo facessi io sarei penoso.
Questo è il punto: faccio pensieri e desidero cose nuove. Non importa cosa so. Per la prima volta, non importa.
Non so da dove vengono o come si chiamino e non potrei spiegarle a
nessuno eccetto te, con un po’ di tempo, con un po’ di pause, con quei
silenzi che non saprei riempire, all’inizio.
Ma potrei imparare.
Sono un pessimo romantico, lo ammetto. E’ per questo che non sono riuscito a farti innamorare. Lo so che è così.
Ho immaginato che potessi bastare io, con i miei modi normali e l’aria
spavalda. Fintamente sicura. E del tempo, per spiegarti quello che
manca, per farti vedere che ne sarebbe valsa la pena, alla fine.
Ho
provato, che dire, a farmi scegliere. Ho sperato. Dovevo. Era una
possibilità, capisci? Come fare a metterla via, a dimenticarla. Forse
aspettando, forse non era il momento. Forse io e te abbiamo un altro
tempo. Sono sicuro che con qualche giorno in più, ora in più, ti avrei
portato via con me. E’ l’idea che almeno una volta succeda, no? Hai
presente? Quell’idea invasiva e sotterranea che si inabissa o si palesa e
lo fa una volta sola per tutte e se l’avverti non puoi far finta di
niente se hai un po’ di senno.
Come un sibilo fluttuante e sinuoso.
A me è successo questo: non sono riuscito a fare finta di niente, non volevo, in fondo.
Non potevo far altro che cercare di portarti con me, dal profondo, per
egoismo quasi, per farmi stare bene. Anche se sapevo di non potere.
Anche se era rischioso. Anche se tu non vuoi, anche se, infine, la tua
felicità non dipende da me.
E non posso fare a meno di chiedertelo di nuovo. Solo per essere sicuro.
Verresti?
Tratto da Gli amori difficili. Italo Calvino.
"Il volume è diviso in due parti: la prima, intitolata anch'essa
Gli amori difficili, contiene tredici novelle; la seconda, dal titolo
La vita difficile, comprende due novelle più lunghe:
La formica argentina e
La nuvola di smog.
Nella prima parte del volume i titoli delle novelle ripetono sempre
la dicitura: "L'avventura di" seguita dall'identità del protagonista,
come ad esempio: "L'avventura di un impiegato", "L'avventura di un
fotografo" e così via.
Tuttavia, il termine "avventura" è ironico: quasi sempre Calvino
infatti narra di movimenti interiori e di viaggi verso il silenzio:
silenzio inteso come difficoltà di comunicazione sempre presente al
fondo dei rapporti umani, ma anche silenzio come valore preziosissimo e
strumento di vera comprensione.
Allo stesso modo, seppure
Gli amori difficili siano storie di
come una coppia non si incontra, questo non incontrarsi è sì causa di
angoscia e disorientamento, ma al medesimo tempo è elemento fondante di
una relazione amorosa, se non coincide addirittura con lo stesso amore". (fonte Wikipedia).
Lo sto rileggendo per la seconda
volta, cosa che faccio solo quando un libro mi piace davvero. Mi
identifico nel suo stile di scrittura, mi piace assaporarne ogni parola,
perché il suo modo di guardare le cose mi sembra così simile al mio. E
voi avete un libro che rileggereste volentieri?
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